Se un gay virtuale fa più paura di un


 pedofilo vero

Il caso di don Seppia (!), il parroco di Sestri Ponente arrestato perché coinvolto in uno scandalo a base di cocaina e pedofilia, è di quelli che lasciano costernati: certi reati sembrano ancora più odiosi se a commetterli sono persone che i più giovani e i più deboli dovrebbero proteggerli. Il sacerdote aveva il telefono sotto controllo da mesi: i carabinieri del Nas di Milano indagavano su un traffico di sostanze dopanti allargato a un giro di coca e lo avrebbero individuato tra i clienti. Ma quello che avrebbe fatto scattare l’arresto sarebbe stato il tenore dei messaggi inviati a un minorenne: «Sconci e irripetibili», e per fortuna ce li hanno risparmiati, per ora.
La reazione della Chiesa stavolta è stata immediata: monsignor Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, è andato a celebrare messa nella chiesa del prete subito sospeso dalla celebrazione dei sacramenti e ha dichiarato «vergogna, sgomento e totale disapprovazione se le gravi accuse fossero confermate». Sembrano lontani i tempi in cui le accuse di pedofilia ai sacerdoti venivano negate o scaricate dalla Chiesa su pochi pazzi o malati: ora è il momento della linea dura. È una brutta storia, quella del parroco ligure che ha detto: «È vero che ho mandato quei messaggi, ma solo perché ero sotto l’effetto della cocaina».
Alla luce di questa vicenda e della reazione della Chiesa, si è fatta ancor di più notare la notizia che il solito Giovanardi, lungi da spendere una parola sul caso ligure, se la sarebbe presa invece, dopo il manifesto dell’Ikea rivolto alle famiglie gay, anche col videogioco The Sims, il reality game dove si possono simulare vite reali, comprese le vite di famiglie gay. Sulla homepage del sito di Carlo Giovanardi domenica spiccava l’Ansa con la sua dichiarazione: «È evidente che siamo davanti a una grande campagna promozionale delle lobby che vogliono promuovere certi valori. Questo non avviene solo con i videogiochi come The Sims, ma anche con libri destinati ai bambini che invece di proporre una famiglia con papà e mamma, quando si parla di genitori ne propongono una di un papà con un papà …».
Ma quali lobby? E chissenefrega di The Sims, direte giustamente voi, e io con voi. E magari anche del sottosegretario Giovanardi, con rispetto parlando. Se non fosse che c’è in ballo una legge contro l’omofobia, in discussione in questi giorni alla Camera. Probabilmente la legge sull’aggravante omofobica nei reati non verrà mai approvata, perché gli ambienti più tradizionalisti non ne vogliono sapere, ma se mai lo fosse, il sottosegretario dovrebbe usare qualche cautela nelle sue future esternazioni, perché sarebbe tra i primi a rischiare.
Da parte loro, i media che continuano a stuzzicarlo, certi di ricavarne qualche dichiarazione buona per riempire una mezza pagina, dovrebbero farsi un esame di coscienza, per non essere accusati di complicità. Comincio io, promettendo di non prestarmi mai più ad amplificare o riportare le dichiarazioni a rischio di omofobia del sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio dei ministri con delega alle Politiche della Famiglia, della Droga e del Servizio Civile Nazionale, nonché presidente della Commissione per le Adozioni internazionali Giovanardi. Giuro.